La cultura dei tatuaggi giapponese è tra le piu’ ricche di storia e simbologie, accanto alla cultura polinesiana.

Oggi andiamo ad approfondire le donne Ainu.

Gli indigeni del nord del Giappone si chiamavano “Ainu” nella loro lingua, che significa “popolo” della loro terra. Tra le loro molte tradizioni c’erano i tatuaggi facciali – che a quei tempi  erano esclusivi per le donne, convinti che il tatuaggio venisse dalla “Madre Ancestrale” di Ainu Okikurumi Machi, la sorella minore del dio creatore, Okikurumi.

Arrivate all’età di 12/13 anni, alle donne venivano tatuate mani, braccia e labbra. Quest’ultime sono il simbolo di riconoscimento piu’ famoso di questa cultura, in teoria mimavano i baffi maschili. Fino all’età del matrimonio le donne erano completamente indipendenti, ma dopo il matrimonio dovevano obbedire al marito. Questo però non le frenava da andare in guerra o manifestare le loro opinioni durante le riunioni dell’intero villaggio.

Il processo del tatuaggio poteva durare degli anni  perché usando la fuliggine della corteccia di betulla bruciata e un coltellino per incidere, la pratica portava estremi dolori e ferite. Solo quando un taglio era curato, veniva aggiunto un altro strato di tinta.

Entro i  15-16 anni, i loro tatuaggi dovevano essere  completati, l’età nella quale erano pronte per il matrimonio, e non potevano sposarsi se questi non erano terminati.  Il tatuaggio era un aspetto importante della spiritualità per gli Ainu, ma era allo steso tempo vietato dal governo giapponese.

Nel 1871  Il tatuaggio delle labbra femminile fu ufficialmente bandito.  Ma. L’ultima donna Ainu tatuata venne a mancare nel 1998, questo ci fa dedurre che anche se proibiti dal governo, in alcuni casi le donne si tatuassero ancora.


Oggi il ltatuaggio non esiste piu’ tra il popolo Ainu e anche tante altre loro tradizioni sono andate perse nel corso degli anni e dell’evoluzione, ma i piu ‘anziani continuando ad insegnare alle nuove generazioni le loro musiche e le loro canzoni come la loro lingua tradizionale.

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